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La Torta di Pasqua in Umbria: tradizione in famiglia

La Torta di Pasqua

Quando sentiamo parlare di Torta di Pasqua il pensiero per la maggioranza di noi umbri corre nei ricordi: si pensa alle cucine delle nonne e delle mamme, alle loro mani in pasta, al profumo di formaggio che riempie le case.
Si, perché la torta di pasqua per noi Umbri non è solo un qualcosa da accompagnare al pranzo pasquale, è una questione di famiglia  e di origini, di stampi improvvisati, di numeri a due zeri di uova, di ricette dalle mille varianti e di amore, di tanto amore e famiglia.

Ci si alza presto e si comincia: le uova si mescolano ai formaggi, ma solo quelli grattugiati eh, allo strutto giusto un pochino, perché sai lo strutto è n’altra cosa dal burro compro.

Però, senza alcun dubbio, anche un po’ di burro è necessario, come il sale poiché da’ sapore alla torta, perché per dare il sapore alla vita ci sono le chiacchiere, infinite  chiassose chiacchiere e risate mentre si mescola,  poi si aggiunge  il lievito sciolto nel latte e infine si aggiunge la farina.

L’impasto poi si dispone in due stampi.

Ce l’avete presente? Sono quelli di color argento, tanto leggeri quanto fondamentali:  niente buchi in mezzo please, non è mica un torcolo!

È sua maestà “La Torta di Pasqua” e come tutte le regine ha una corona in testa, realizzata con mille pepite di formaggio groviera o quello che c’è in casa è uguale, che le mani sapientemente incastonano qua e là.

Poi si fa il nome del Padre ed è silenzio, si aspetta con l’arte della pazienza appresa nell’attendere le stagioni nei campi.

Tre ore forse di riposo e la torta cresce… e con lei anche l‘attesa!

Se avanza dell’impasto (e DEVE avanzarne per forza) si fa il bucciotto, che di tutto ha il sapore tranne che di una cosa rimediata dagli avanzi: due chicchi di caffè neri per occhi e un bel sorriso che lo rendono buonissimo. Assume il gusto di nonne, di mamme e di infanzie felici vissute insieme.

Di torte se ne fanno minimo cinque o sei per famiglia.

Perché, lo sai… viene la zia, poi una la regali ai vicini e una la mandi a quei parenti di Verona che, per carità, da loro è buono il pandoro ma la Torta di Pasqua è la nostra e poi una la devi portare a benedire in chiesa, con le uova, il salame, il capocollo, il vino rosso, l’olio, il sale (sia mai che manchi il condimento a questa colazione light), l’uovo di cioccolato, il tutto in un bel cestino carico di speranze, aspettative e amore.

E poi arriva il giorno di Pasqua e la sua colazione, la fame forse è poca ma la tradizione chiama, e l ‘amore per chi c’ha lasciato questo patrimonio è tanto.

E allora, nonostante tutto, prendi la tua bella fetta di torta al formaggio chiudi gli occhi e tutto ti sembra più bello e meno lontano.

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