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Villa di Rufione, un gioiello da riscoprire lungo l’antica via Flaminia

giano dell'umbria

La villa di Rufione è una costruzione di età romana imperiale rinvenuta nel territorio comunale di Giano dell’Umbria.

Era la metà degli anni Venti del secolo scorso quando l’archeologo Romanelli rinvenne alcune tessere di mosaico bianche e nere in un campo che poco dopo, in seguito ad altri lavori della terra, legati alla coltivazione degli ulivi e della vite, restituì anche un dolio e un cippo di travertino con iscrizione.

Una foto dell’area interessato dagli scavi

Lo studioso ritenne che i reperti potessero datarsi alla tarda età repubblicana, di cui era tipica quella decorazione bicroma, visto che i mosaici con tessere colorate sarebbero arrivati solo in età imperale. Ci troviamo in località Toccioli, vicina al borgo di Montecchio, oggi frazione del Comune di Giano dell’Umbria.

Poi, nei decenni a seguire, le coltivazioni continuarono e non ci furono ulteriori indagini o scavi. Ma la memoria di quei primi ritrovamenti non venne dimenticata e, tra il 1997 e il 2001, anche sulla scorta di alcuni studi e richiami da parte di Felice Santini, uno storico del posto, furono fatti nuovi ritrovamenti.

Iscrizione che riporta il nome di Rufione

Autore della scoperta fu un altro archeologo del posto, Stefano Creatore, uno dei fondatori della società archeologica “Kronos – archeologia e cultura”, appassionato della storia del territorio. Dalle ceramiche e dalle tessere di mosaico che riaffioravano dal terreno, e dalle prime ricognizioni effettuate in quegli anni, nel 2001 venne realizzata una mostra dei reperti e dal 2003, ottenuti i permessi, cominciò lo scavo archeologico nei terreni privati su cui era ubicato il sito.

Le prime campagne, ad opera della Kronos, hanno poi visto affiancarsi all’archeologo gianese e ai suoi colleghi spoletini gli studenti dell’università spagnola di Alicante, che dal 2008 hanno lavorato sul sito, guidati dal professor Jaime Molina.

Un personaggio storico realmente esistito

Da allora è via via emerso un vero e proprio tesoro che era nascosto sotto terra: la villa di un certo Rufione, figlio di un liberto, membro della famiglia dei Giulio Claudii – la stessa degli imperatori Ottaviano Augusto, Tiberio, Claudio e Nerone – che lo storico Svetonio cita nel “De Vita Caesarum” capitolo 76:

“…Cesare demandò la cura e il comando di tre legioni del suo esercito, che lasciava ad Alessandria, a Rufione: figlio di un suo liberto e suo preferito…”.

Un particolare dello scavo

Di questa villa è emersa la quasi totalità del perimetro – di ben 8.000 metri quadrati – che comprendeva due impianti termali (uno di età tardo repubblicana e uno di età imperiale) e ben sette stanze decorate a mosaico bianco e nero o con motivi floreali.

Una villa rustica abitata per circa due secoli di cui restano ancora da rinvenire, con tutta probabilità, una cisterna, forse una piscina, la parte servile, tipica di queste ville romane. Oggi però gli scavi sono stati interrotti, dopo che una legge in vigore dal 2012 ha disposto che gli scavi su terreni privati possono procedere solo dietro il consenso del proprietario, a cui però non spetta più il premio di rinvenimento, tanto che uno dei due privati su cui insiste l’area non ha più fornito il suo beneplacito agli scavi.

Mosaici con motivi geometrici

Una parte del sito è stata così ricoperta, dopo aver effettuato il restauro dei mosaici e disposto tutte le operazioni necessarie ad evitare un deterioramento delle murature e dei mosaici stessi. Un’altra parte, invece, è stata ricoperta con appositi teli e altri materiali, ma l’area non è visitabile per l’utenza per tutto il corso dell’anno, al di fuori delle visite guidate che si tengono in occasione della “Calenda delle fave”, manifestazione storica organizzata dalla pro Montecchio tra la fine del mese di maggio e gli inizi di giugno, che negli ultimi anni non è stata però riproposta.

In quella occasione è proprio l’archeologo Stefano Creatore a guidare i partecipanti alla scoperta del sito di Toccioli, insieme ad altre escursioni archeologi che in svariate zone del territorio gianese che hanno mostrato segni di un popolamento di epoca romana o italica, come l’area sulla sommità del monte Martano – di cui il museo archeologico di Spoleto conserva alcuni reperti – o l’area vicino all’attuale abazia di San Felice, nelle cui vicinanze anticamente si pensa potesse sorgere un tempio italico. Molti dei reperti, invece, sono ospitati nel museo “Antiquarium” inaugurato all’interno di Montecchio nel maggio 2014.

Quest’anno è possibile visitare il museo i sabati e le domeniche (da giugno a settembre) e anche la villa di Rufione in occasione delle Giornate europee dell’archeologia del 18 e 19 giugno. L’area sarà anche interessata da un progetto legato ai fondi Pnrr, a cura dell’amministrazione comunale.

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